La statistica sanitaria attribuisce alla “dieta mediterranea” un ruolo protettivo contro determinate patologie  “occidentali”. Aterosclerosi, malattie cardiovascolari e infarto rappresentano la prima causa di morte negli Stati Uniti. A che cosa possiamo attribuire queste degenerazioni patologiche? La moderna scienza dell’alimentazione ci risponde: all’eccesso nella dieta di grassi saturi (cioè alimenti e condimenti di origine animale), responsabili dell’accumulo di grassi e colesterolo nelle pareti dei vasi sanguigni.

La prova più lampante è che queste malattie, praticamente sconosciute nel nostro meridione fino agli anni Cinquanta (la dieta più diffusa allora era pasta, pane, ortaggi e olio d’oliva), si sono diffuse contemporaneamente al mutare delle abitudini alimentari, dovuto al contatto con altre culture ed al miglioramento delle condizioni economiche. Si è osservato perciò un maggiore consumo di carne, burro, dolci, olio di semi ed una diminuzione del consumo di olio d’oliva.

Sicuramente l’abbandono, in parte, dell’olio d’oliva a vantaggio di grassi animali o vegetali di bassa qualità è stato uno dei fattori più influenti nel determinare l’insorgere delle cosiddette “malattie del benessere”.

Armiamoci allora di pazienza e cerchiamo di capire questa questione, di conoscere la differenza tra grassi saturi ed insaturi, di comprendere le differenze di composizione tra l’olio d’oliva e l’olio di semi, di spiegare scientificamente ciò che il contadino calabrese di una volta non si sognava minimamente di mettere in dubbio: che l’olio d’oliva era il condimento più buono e più salutare che potesse usare.